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Tavola rotonda in redazione. L’Agenzia va in Vita

Lorenzo Ornaghi, Salvo Pettinato e Gian Paolo Barbetta, i tre membri della cosiddetta Authority del volontariato , hanno presentato a 40 organizzazioni il loro programma.

di Gabriella Meroni

Lo studioso, il professore e l?avvocato. No, Sergio Leone non c?entra, e il trio di cui stiamo parlando è meno suggestivo di quello inventato dal maestro del western all?italiana; oltretutto sarebbe difficile identificare in Lorenzo Ornaghi (lo studioso), Gian Paolo Barbetta (il professore) e Salvo Pettinato (l?avvocato) le moderne raffigurazioni di un buono, un brutto e un cattivo. Ma per vedere (e ascoltare) quest?altro trio si è radunata nella sede di Vita una folla da prima del cinema: un centinaio di persone, ovvero i rappresentanti delle organizzazioni del Comitato editoriale, accorse per incontrare l?Agenzia di promozione delle onlus. Era il pomeriggio di giovedì 4 aprile, e per due ore gli esperti hanno dapprima enunciato i loro programmi, e poi ascoltato gli interventi. Sul fronte dei programmi, Ornaghi, Barbetta e Pettinato hanno sottolineato che tengono molto al primo dei ruoli che la legge assegna all?Agenzia, cioè quello di promozione. «Vi ringraziamo di questo incontro», ha esordito Ornaghi, «perché crediamo che voi ne sappiate molto più di noi sul Terzo settore». Il presidente, però, ha mostrato di avere le idee chiare. E in quella che è sembrata una relazione programmatica, ha esposto le proprie valutazioni sul compito che lo attende: «Il legislatore ha accordato attribuzioni esageratamente ampie all?Agenzia», ha dichiarato Ornaghi, che è uno studioso di istituzioni politiche e dirige l?Alta scuola di economia e relazioni internazionali di Milano. «Essa ha infatti competenza su organizzazioni che vanno dalle associazioni di volontariato alle cooperative sociali». E allora che si fa? Niente paura: «Sto puntando sulla autocorrezione delle possibili storture: per questo ci daremo un regolamento interno che metterà dei punti fermi sulla nostra attività. E ce n?è bisogno visto che, come sapete, non abbiamo nemmeno una sede stabile?». Un punto dolente, sebbene nei giorni scorsi il Senato abbia approvato per l?Agenzia uno stanziamento di tre milioni di euro. Salvo Pettinato, prendendo la parola, è tornato sulle aspettative del non profit. Con una buona dose di realismo: «L?aspettativa è connaturata al non profit, che attende sempre che la parte ?ricca? del mondo dia una mano a quella più debole. Però non fateci diventare delle divinità: siamo soggetti alla legge». E cosa dice la legge? Risponde l?avvocato: «L?articolo 3 definisce le nostre attribuzioni, che sono di due tipi: uno, di promozione e stimolo nei confronti delle istituzioni affinché legiferino in modo corretto sul Terzo settore; due, di controllo per evitare abusi, specie nelle raccolte fondi. L?articolo 5 definisce invece quello che possiamo fare, cioè i nostri poteri. Che sono quattro: collaborazioni varie, indagini generali tipo Istat, consulenza e infine emissione di pareri obbligatori nei confronti della pubblica amministrazione. Gli enti pubblici devono cioè richiedere il nostro parere su qualsiasi provvedimento che riguardi il non profit: una responsabilità, ma anche un rischio, perché potremmo tra breve essere sommersi da richieste di intervento su qualsiasi cosa?». Gian Paolo Barbetta, professore di Economia all?università Cattolica di Milano, ribadisce la necessità di sostenere ?praticamente? il Terzo settore: «Dovremo promuovere più che controllare, anche perché sono passati da poco i tempi in cui del non profit si sapeva poco o nulla», ha detto. «è vero che c?è bisogno di regole e criteri validi per tutti. Anche se, secondo me, sono pochi quelli che fanno i furbi cercando di aggirare la legislazione. Più spesso le ?topiche? del non profit sono dovute a carenza di professionalità e strumenti. Penso quindi a un?Agenzia che agisce sul modello della Charity Commission inglese che, per prima cosa, ha messo sul suo sito alcuni strumenti operativi utili alle associazioni, tipo opuscoli su come si redige uno statuto o un bilancio. Spero che presto l?Agenzia si muoverà in questa direzione». Domande e risposte L?incontro con i tre componenti dell?Agenzia di promozione delle onlus è stato caratterizzato da molti interventi dei rappresentanti del Comitato editoriale di Vita. Vi proponiamo alcune delle domande più rappresentative del sentire comune, con relative risposte. 1 Quella dell?Agenzia è un?importante occasione per cercare di mettere ordine in un settore malamente regolamentato. Per sfruttarla appieno, perché non creare una struttura permanente, fatta di rappresentanti del non profit, che funga da interfaccia tra noi e l?Agenzia, raccogliendo questioni e problemi da ?girare? agli esperti? Giuliano Rossi, Arci 2 L?Agenzia si trasformerà mai in vera e propria Authority? Visti i poteri di controllo che la legge le conferisce, il fatto di configurarsi come Authority darebbe più peso e autorevolezza all?azione del nuovo organismo. Alessandro Botti, Ass. 30 Ore per la vita 3 Il Terzo settore attende da tempo una regolamentazione giuridica univoca, magari realizzata attraverso la riforma del codice civile. Che ne pensate? La proporrete? Maurizio Ampollini, Forum Terzo settore 4 Come si muoverà l?Agenzia in vista della stesura e dell?approvazione della nuova legge delega sull?impresa sociale? Livia Consolo, Consorzio Cgm 5 Promuovere il Terzo settore è facile quando ci sono leggi che lo promuovono. In Italia però non è così. Voi quale tipo di potere avrete nell?influenzare le decisioni di chi governa? Quale impatto potrà avere la vostra azione? Ilaria Borletti, Summit della solidarietà Un impatto non travolgente, almeno all?inizio; un ruolo di arbitro da inventare; un bel po? di tempo per carburare; e qualche consiglio per non sprecare un?occasione unica. Queste, in sintesi, le risposte di Lorenzo Ornaghi, Salvo Pettinato e Gian Paolo Barbetta alle domande loro rivolte. «Quale impatto avremo? Mah, nessuno di noi si è mai attribuito poteri particolari», dice sinceramente Pettinato. «E a nessuno sfugge che anche se tirassimo fuori le proposte legislative migliori, tutto dipende dal mondo del non profit italiano, che è politicizzato ed esposto alle influenze dei mass media e della pubblica opinione. Lavoreremo a maggioranza, esprimeremo i nostri punti di vista, ma deve essere chiaro che non ci sono stati dati molti poteri. Perché siamo strettamente irreggimentati nel tessuto legislativo pensato per noi». Gian Paolo Barbetta riporta tutte le questioni su una «prospettiva di lungo periodo». Che quantifica così: «Credo che sarebbe saggio da parte nostra ragionare sul quinquennio che abbiamo di fronte come il periodo che prepara le condizioni per fare tra cinque anni un?Agenzia o un?Authority vera che potrà lavorare come si deve». Lorenzo Ornaghi, da parte sua, tira le somme ?da presidente?: «Siamo di fronte a un?occasione che può essere colta, persa o sciupata. Il rischio di sciuparla è grande, e non è un rischio solo nostro, ma anche vostro. Il Terzo settore infatti è caratterizzato da una cifra comune, e insieme da una varietà di soggetti impressionante cui nessuno, nemmeno il legislatore, vuole mettere un freno. Capiterà quindi che la diversità degli interessi del vostro mondo sia ribaltata sull?agenzia. Ma se questa si limiterà a essere un?arena per le diversità, l?occasione sarà persa. Io credo che la nostra funzione più interessante sia la promozione, che significa: fare poche cose ma chiare. Allora l?interfaccia con voi ci dovrà essere per registrare quali sono le poche cose importanti da fare, pur sapendo che su di esse non ci sarà la vostra unanimità. Se noi fossimo una macchina che dispensa pareri, saremmo una buona occasione, ma non un?importante occasione. Se riuscissimo a enunciare alcuni grandi principi, saremo una grande occasione».


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